Ad ascoltare mi ha insegnato il fiume, e anche tu imparerai da lui.
Lui sa tutto, il fiume,
tutto si può imparare da lui.
Vedi, anche questo tu l’hai già imparato dall’acqua, che è bene discendere,
tendere verso il basso, cercare il profondo.

Herman Hesse

il parco lombardo della valle del ticino

Il Parco del Ticino, nato nel 1974, rappresenta dal punto di vista storico una delle ultime testimonianze di una passata e dominante foresta planiziale; inoltre è uno dei parchi fluviali più grandi d’Europa, e nonostante la vicinanza con territori fortemente urbanizzati, conserva nelle sue aree verdi luoghi di altissimo fascino e valore naturalistico. Le politiche ambientali, che da ormai trent’anni l’ente Parco Ticino sta portando avanti, hanno portato quest’area ad essere inserita dall’UNESCO tra le Riserve della Biosfera del programma MAB (Man and Biosphere).

Valore aggiunto poi è la posizione del Parco che si trova lungo una delle principali direttrici migratorie d’Europa, configurando il territorio considerato come un’area privilegiata di sosta, riproduzione e svernamento di un numero elevato di specie – in particolar modo di uccelli – che risultano anche vulnerabili secondo dati ornitologici internazionali. 
In particolare, lungo il fiume si possono ammirare facilmente diverse specie di aironi come il cenerino, la garzetta e il regale airone bianco maggiore; cormorani e anatre (tra cui alzavole e fischioni) costituiscono popolazioni stabili, anche di migratori,che occupano le sezioni più nascoste dei sinuosi e intricati rami secondari del fiume dove, con un pizzico di fortuna, è possibile avvistare anche il martin pescatore dal volo fulmineo. 

Tra i mammiferi, la volpe, il tasso, il capriolo e la martora (recente ritorno nel Parco) sono alcune delle specie autoctone presenti; lungo il margine delle strade e in piena zona antropica non è raro ammirare il volo a “spirito santo” di affascinanti rapaci come il gheppio; mentre dal fitto di un pioppeto si può incrociare lo sguardo di coloro che, assolutamente mimetizzati, nella notte hanno prfezionato eccezionali strategie di sopravvivenza: i rapaci notturni, tra cui spiccano gufi, allocchi e civette.

Dal punto di vista botanico si possono ammirare boschi naturali costituiti da una dominanza di querce farnie, carpini banchi e olmi, seguiti – man mano che ci si avvicina alla fascia fluviale – da una sequenza di ontani, pioppi e salici (specie igrofile); non mancano radure e ambienti più aperti, dove la dominanza è tutta a favore di specie arbustive di grande pregio naturalistico quali biancospino, rosa canina e viburno. Nonostante l’area in esame presenti un’alternanza di ambienti naturali e antropici – quali pioppeti e campi agricoli (mais e riso in prevalenza) – il paesaggio che ne risulta offre una visione d’insieme armonica e in continuo miglioramento.
Complessivamente l’ambiente presenta un numero elevato di aree umide, in forme diverse: fiume, lanche, canali, rogge, fontanili, risorgive. Tutti queste realtà, oltre ad offrire la costanza dell’elemento vitale acqua, garantiscono la presenza e la sopravvivenza di delicati ecosistemi in continua evoluzione.

In questi anni abbiamo continuato a esplorare i diversi ambienti e gli angoli nascosti del Parco, individuando i nostri luoghi “preferiti” (per noi considerati del cuore) per le forti emozioni che sono riusciti a trasmetterci e a farci vivere da sole e con le persone che abbiamo accompagnato (sia studenti, nelle uscite didattiche, che singole persone durante i nostri eventi diurni e notturni). 

Tra questi c’è:

  • il magico bosco planiziale all’interno della Z.N.O. La Fagiana, a Pontevecchio di Magenta (MI);
  • i sentieri snodati attorno all’Abbazia di Morimondo, ricchi di differenti punti d’acqua come i fontanili, elemento base per la presenza delle vicine marcite;
  • Motta Visconti con i suoi numerosi ambienti che, sia di giorno che di notte, riescono a emozionare per i colori, le atmosfere e i suoni della natura che tradiscono la presenza di specie anche di notevole interesse conservazionistico (come l’occhione, i rapaci notturni e gli aironi);
  • la Lanca di Bernate, carica di fascino e storia, arricchita dalla presenza del calendario celtico circondato da un cerchio di piante, ognuna indicante uno specifico periodo dell’anno dei Celti.